
- On 05/12/2019
- In Approfondimenti: luoghi da visitare News
- Tags: archeologia, guida, pompei, scavi, vesuvio, visitare
Scavi di Pompei, riapre Via del Vesuvio. Per la prima volta visitabili le Terme Centrali
Grandi novità agli Scavi di Pompei. Riapre Via del Vesuvio con la casa di “Leda e il Cigno”. Le “Terme Centrali” per la prima volta sono visibili al pubblico. Riapre per la gioia dei visitatori, dopo gli interventi di manutenzione, anche la Casa degli Amorini Dorati.
Scopriamo insieme le novità agli Scavi di Pompei
Con la riapertura di via del Vesuvio, al termine degli interventi di messa in sicurezza dei fronti di scavo che interessano circa 3 km di perimetro che costeggia l’area non scavata dell’antica città, nell’ambito del Grande Progetto Pompei, torna fruibile al pubblico un’ampia zona degli scavi.
Il pubblico potrà ammirare per la prima volta la domus di Leda e il cigno, uno dei ritrovamenti recenti e più suggestivi degli scavi alla Regio V e, a seguito dei recenti restauri, il complesso delle Terme Centrali, finora mai accessibile. In uno degli ambienti di ingresso delle Terme è visibile il calco dello scheletro del bambino di 7/8 anni rinvenuto durante i lavori. La peculiarità del ritrovamento è che lo scheletro era immerso nel flusso piroclastico (mix di gas e materiale vulcanico). Normalmente nella stratigrafia dell’eruzione del 79 d.C. è presente nel livello più basso il lapillo e poi la cenere che sigilla tutto. In questo caso si doveva trattare di un ambiente chiuso dove il lapillo non è riuscito ad entrare né a provocare il crollo dei tetti, mentre è penetrato direttamente il flusso piroclastico dalle finestre, nella fase finale dell’eruzione.
La Domus di Leda e il cigno prende il nome dal raffinato affresco presente in un cubicolo (stanza da letto). La scena piena di sensualità rappresenta il congiungimento tra Giove, trasformatosi in cigno, e Leda, moglie di Tindaro re di Sparta. Dal doppio amplesso, prima con Giove e poi con Tindaro, nasceranno, fuoriuscendo da uova, i gemelli Castore e Polluce (i Dioscuri), Elena – futura moglie di Menelao re di Sparta e causa della guerra di Troia – e Clitennestra, poi sposa (e assassina) di Agamennone re di Argo e fratello di Menelao. L’intera stanza è caratterizzata da decori raffinati di IV stile, con delicati ornamenti floreali, intervallati da grifoni con cornucopie, amorini volanti, nature morte e scene di lotte tra animali. Finanche sul soffitto, rovinosamente crollato sotto il peso dei lapilli, si estendeva l’armonia di questi pregiati disegni, i cui frammenti sono stati recuperati dai restauratori per ricomporne la trama. Alle spalle dell’ambiente anche parte dell’atrio della dimora, con pareti dai vividi colori e l’affresco di Narciso, al centro di una di esse, che lo vede specchiarsi nell’acqua rapito dalla sua immagine, secondo l’iconografia classica.
Poste all’incrocio tra via di Nola e via Stabiana, le Terme si sviluppano sullo spazio di un intero isolato – l’insula 4 della Regio IX-, riutilizzato a seguito dello spianamento degli edifici preesistenti, probabilmente danneggiati dal terremoto del 62 d.C. Al momento dell’eruzione la costruzione del complesso non risultava ultimata, ma l’ambizioso progetto di monumentalità si intuisce già dalla facciata che dà sul cortile. Le sale per i bagni si presentavano molto più spaziose e luminose rispetto alle altre terme di Pompei. Manca invece la separazione tra parte femminile e maschile e si suppone che fossero previste fasce orarie diverse per donne e uomini.
La Casa degli Amorini Dorati, una delle più eleganti abitazioni di età imperiale, deve il suo nome agli Amorini incisi su due medaglioni d’oro che ornano un cubicolo del portico. L’edificio si sviluppa intorno allo scenografico peristilio con giardino del raro tipo rodio, cioè con un lato munito di colonne di maggiore altezza sormontate da un frontone, che conferiva un’aura di sacralità̀ agli ambienti che vi si affacciavano. Tra questi, il grande salone di rappresentanza, caratterizzato da pregiate pitture a soggetto mitologico e munito di un pavimento mosaicato con rosone centrale secondo una moda dell’epoca di Augusto.
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Autore: Stefania Maffeo Giornalista multitasking, classe 1976, eclettica comunicatrice, appassionata lettrice, di cinema e di storia contemporanea, da sempre utilizza la parola come strumento di piacevole realtà. Esperta in comunicazione istituzionale, organizzazione di eventi e giornalismo scolastico, è da oltre dieci anni impegnata in progetti di elaborazione magazine e blog per alunni di scuole di ogni ordine e grado, contribuendo a favorire nei giovani l’interesse per la realtà circostante unita al corretto modo di valutare ed interpretare le informazioni mediatiche. |