Cappella San Severo - cristo velato

Raimondo di Sangro e la Cappella Sansevero

Raimondo di Sangro, appartenente ad una delle famiglie nobili più importanti di Napoli, è l’ideatore della Cappella Sansevero, gioiello di inestimabile valore, emblema dell’arte Barocca.


cappella san severo raimondo di Sangro

Situata nel centro antico della città, la sua costruzione è legata ad un evento leggendario.

Si narra che un condannato, passando nelle vicinanze del muro di cinta del giardino dei Sansevero accompagnato dalle guardie, invocò la Vergine Maria affinché potesse dimostrare la sua innocenza; d’improvviso una parte del muro crollò scoprendo l’immagine della Vergine, ivi esistente. Interpretando l’accaduto come un segno divino, l’uomo promise alla Vergine una lampada d’argento se fosse uscito di prigione, e così fu.

 

 


In seguito, uno dei capostipiti della famiglia Sansevero, Francesco di Sangro, gravemente malato, si rivolse alla stessa icona e per intercessione della Vergine, guarì miracolosamente.

Per questo motivo fece costruire una piccola cappella (1590) dedicandola alla Madonna della Pietà. La cappella venne ristrutturata e ampliata agli inizi del 600 dal figlio Alessandro, patriarca di Alessandria, facendola diventare una vera e propria cappella gentilizia destinata alle sepolture dei membri della famiglia. Dovrà passare quasi un secolo quando Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero promosse un rinnovamento drastico della cappella.

 


napoli cappella san severo principe raimondo di sangro

 

Raimondo di Sangro – settimo Principe dei Sansevero

Raimondo nacque a Torremaggiore, in Puglia; rimasto orfano di madre, verrà affidato alle cure del nonno Paolo, sesto principe dei Sansevero e si trasferirà a Napoli. Nel palazzo di famiglia, situato a piazza San Domenico, il piccolo Raimondo intraprese gli studi di letteratura, geografia e arti cavalleresche; mostrò una spiccata attitudine alle invenzioni e agli esperimenti, manifestando un’intelligenza unica, che spinse il nonno a farlo studiare a Roma, presso i Gesuiti. Qui il giovane Raimondo si dedicò agli studi di filosofia, delle lingue, delle scienze e dell’architettura; grazie all’amicizia con il Papa, potrà anche consultare i libri della biblioteca proibita del Vaticano, dove si avvicinerà a trattati illuministici ed ermetici.

Ritornato a Napoli diventerà capostipite della famiglia Sansevero e sposerà Carlotta Gaetani dell’Aquila d’Aragona, dalla quale avrà otto figli. Questi sono gli anni in cui Raimondo si afferma come grande studioso ed inventore, consolidando la sua fama a tutti i livelli. Nel 1737 entrerà nella società segreta della Massoneria, ed in breve tempo ne diventerà Gran Maestro, ruolo che lo porterà a rinnovare con nuovi ideali, le logge massoniche in tutta la città.

 

Negli anni 40 del 1700 Raimondo deciderà di ristrutturare la cappella di famiglia secondo un progetto personale e ne divenne, anche, il mecenate scegliendo gli artisti per la sua realizzazione.

Il nuovo progetto, che lo impegnerà per gran parte della sua vita, mirò a realizzare una cappella funeraria, maestosa e solenne degna della fama della sua famiglia. I monumenti funebri vennero disposti secondo uno schema preciso, simbolicamente rispondente agli ideali della massoneria, lo stesso pavimento con motivo a labirinto ne esprimeva uno specifico significato.


 

raimondo di sangro napoli cappella san severo

 

Pudicizia

Tra gli artisti che frequentarono il cantiere va annoverato il veneto Antonio Corradini (1688- 1752) che ne divenne capomastro. A lui si deve il monumento dedicato alla madre di Raimondo: la Pudicizia.

Rappresentata come una donna velata che incarna appunto il pudore, il riserbo, la saggezza; poggia la mano su una lapide spezzata simbolo di una vita troncata prematuramente. All’artista fu commissionato anche il Cristo Velato, per il quale realizzò solo un bozzetto in terracotta, in quanto morì prima di iniziare il lavoro definitivo che fu affidato, in seguito, al napoletano Giuseppe Sanmartino (1720 – 1793)

 

 

 

 


cristo velato- ravvicinata

 

Cristo velato

Nell’opera, il Cristo è disteso su un lettino ed è coperto da un tessuto finissimo che non vela il corpo, anzi ne evidenzia i segni del martirio. La trasparenza del velo, ha fatto pensare che non fosse scolpito nel marmo ma che fosse vero, alimentando una leggenda secondo cui lo stesso Principe, noto per le sue invenzioni e per i suoi studi di alchimia, avrebbe insegnato allo scultore una procedura di solidificazione del tessuto in marmo.

In realtà, la scultura, che tutt’oggi sorprende per la straordinaria aderenza al reale, è il risultato della straordinaria maestria artistica dello scultore napoletano.

 

 


cappella san severo - disinganno

Disinganno

Altra opera che va a chiudere la terna di eccellenza artistica della Cappella San Severo è il Disinganno, realizzato dal genovese Francesco Queirolo (1704-1762), dedicata ad Antonio di Sangro, padre del principe Raimondo.

Nell’opera è raffigurato un uomo che si libera da una rete, simbolo del peccato da cui era oppresso.

Infatti in seguito alla morte della moglie, Antonio condusse una vita  dedita ai vizi viaggiando in tutta Europa e sperperando il suo patrimonio. Il gesto della liberazione dalla rete, realizzato con una perfezione unica, è simbolo di liberazione dalla vita dissoluta per riabbracciare una vita fatta di valori.

Queste sono solo alcune opere che si possono ammirare in questo luogo straordinario avvolto dall’alone di mistero che l’illustre proprietario ha inteso lasciare ai posteri.

 


Articolo a cura della guida turistica autorizzata Regione Campania Daniela Campese

 

Divérteducando Viaggi propone tour di una giornata alla scoperta della Cappella San Severo e del centro antico di Napoli per studenti e per individuali e famiglie weekend lunghi per individuali e famiglie