
- On 23/12/2019
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- Tags: bambini, cantare, educazione musicale, laboratori musicali, musica, musicisti, ragazzi, scuola, strumenti musicali, strumento, suonare
L’ora di musica a scuola, una “Vitamina” per il cervello
Recentissimi studi hanno evidenziato che l’ora di musica a scuola assume un ruolo fondamentale. Influenza lo sviluppo cognitivo e sensitivo naturale di bambini e ragazzi, utile anche per migliorare le capacità linguistiche.
Scopriamo insieme i vantaggi dell’ora di musica a scuola
La professoressa Nina Kraus, ricercatrice d’origine triestina, che collabora con la Northwestern University di Evanston in Illinois, si è dedicata ad uno studio che illustra come l’esperienza musicale può anche aiutare ad ascoltare in maniera migliore chi si trova a parlare in un ambiente rumoroso. Ha posto l’accento sul fatto che ciò può avvenire dal momento che la musica consente di poter isolare i suoni. La Kraus, ha teorizzato come, ad esempio, durante un concerto ogni componente dell’orchestra sia in grado di “attaccare” al momento giusto la sua suonata, perché capta i segnali chiave. Le sue ricerche hanno potuto dimostrare, quindi, come il sistema nervoso sappia rispondere allo stimolo acustico di chi sta parlando, cioè del linguaggio, come pure allo stimolo musicale, il tutto nel giro di millisecondi. I musicisti sono in grado di poterlo farlo molto più velocemente rispetto ad altri individui.
La ricercatrice, ha, pertanto, constatato come un’esperienza musicale sia in grado di permettere di ascoltare con maggior attenzione le altre persone. Inoltre, si può anche interpretare, con una facilità maggiore, quelle che sono le sfumature del linguaggio che, generalmente, sono legate ai seppur minimi cambiamenti dell’intonazione della voce di chi sta parlando. Da tutto ciò si evince come i bambini che hanno una buona educazione musicale siano in grado di riuscire ad avere e mantenere con maggior facilità la concentrazione e l’attenzione anche in una classe rumorosa. Sapendo ascoltare meglio sanno, di conseguenza, percepire la voce del proprio insegnante anche in presenza di rumori. Un aspetto che assume un’importante rilevanza nei confronti di soggetti con problemi di linguaggio come autistici e dislessici. Sia la musica che la percezione hanno, infatti, un ruolo importante sul sistema nervoso sensitivo ed i centri cognitivi presenti nel cervello. L’insegnamento della musica va vista sotto una nuova veste, in quanto è in grado di poter modellare i circuiti sensori subcorticali.
Un’altra ricerca condotta dall’University of British Columbia ha scoperto che più gli studenti si impegnano con la musica e più vanno meglio in matematica, scienze ed inglese. Gli alunni che hanno imparato a suonare uno strumento musicale alle elementari e hanno continuato a suonare alle scuole superiori non solo hanno ottenuto voti significativamente più alti, ma alla distanza sono risultati in media circa un anno accademico avanti rispetto ai loro compagni che non la studiano e con migliori voti anche all’esame di maturità, indipendentemente dalla loro provenienza sociale, livello economico della famiglia. I ricercatori hanno scoperto che i risultati migliori erano tra gli allievi che hanno studiato uno strumento piuttosto che solo canto. I risultati suggeriscono che le abilità apprese grazie allo studio di uno strumento sono molto ampie e meglio spendibili nello studio e nella comprensione delle materie scolastiche.
Inoltre, suonare uno strumento musicale in un gruppo, in una band, è molto impegnativo: lo studente deve imparare a leggere le note musicali, sviluppare coordinazione occhio-mano-mente, capacità di ascolto, abilità di “squadra” ed una disciplina interiore per riuscire a suonare con costanza sia da solo che col suo gruppo.
Tutte queste esperienze di apprendimento nell’ora di musica a scuola migliorano le capacità cognitive (l’intelligenza raziona logico-formale) dello studente, le funzioni esecutive (le capacità manuali, di svolgimento dei problemi, di velocità nelle sequenze logiche), potenziano l’intuizione, diminuiscono i livelli d’ansia, insegnano a lavorare in gruppo ed ad andare “a tempo” sia nella musica che nella vita, potenziano la motivazione ad imparare anche a scuola e danno una misura della propria capacità di riuscita, aumentano l’autostima e permettono un’autovalutazione più precisa ed efficace.
La musica aiuta a pensare. E’ uno strumento per la prevenzione dei disturbi depressivi dell’infanzia e dell’adolescenza grazie al ritmo della musica che fornisce un ritmo interno alla psiche, alla mente ed alle emozioni, al rapporto con l’insegnante e, infine, grazie alla possibilità di sentire lo strumento come un amico, una parte di se stessi. I bambini e gli adolescenti possano sentirsi in compagnia, mai soli, ed attraverso la musica sperimentare le proprie capacità e trovare la propria strada, con uno sviluppo armonioso della propria personalità e progressiva autonomia.
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Autore: Stefania Maffeo Giornalista multitasking, classe 1976, eclettica comunicatrice, appassionata lettrice, di cinema e di storia contemporanea, da sempre utilizza la parola come strumento di piacevole realtà. Esperta in comunicazione istituzionale, organizzazione di eventi e giornalismo scolastico, è da oltre dieci anni impegnata in progetti di elaborazione magazine e blog per alunni di scuole di ogni ordine e grado, contribuendo a favorire nei giovani l’interesse per la realtà circostante unita al corretto modo di valutare ed interpretare le informazioni mediatiche. |