- On 01/05/2021
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Papa Gregorio VII, il grande innovatore e riformatore morto a Salerno
”Ho amato la giustizia e ho odiato l’iniquità: perciò muoio in esilio.” Queste le ultime parole pronunciate da Papa Gregorio VII in punto di morte, mentre stava scontando il suo esilio da Roma presso la città di Salerno
Correva l’anno domini 1085 e con la morte del papa si chiudeva un periodo di grandi rivoluzioni e cambiamenti nella storia della Chiesa e dell’Europa medioevale.
Canonizzato nel 1606 da Papa Paolo V, nasce come Ildebrando da Soana (1015 ca), per poi assumere il nome di Gregorio VII una volta investito della carica pontificale nel 1073. Si può dire che Gregorio è stato certamente uno dei più grandi e celebri papi della storia. Fu un grande innovatore e riformatore. Contribuì attivamente a risollevare le sorti della chiesa che in quegli anni stava subendo una profonda crisi, minacciata sempre più dalla corruzione, dai disordini interni e dalle oppressioni esercitate dalla politica imperiale.
Dictatus Papae
Con l’emanazione del Dictatus Papae Gregorio VII riuscì finalmente ad affermare la supremazia del papato in merito al conferimento delle cariche ecclesiastiche. Un editto che non lasciò certo indifferente l’imperatore Enrico IV, poiché il Dictatus prevedeva in particolare il divieto di investitura dei vescovi per mano del re di Germania. Tale episodio sancì di conseguenza il conflitto ben noto come “lotta per le investiture”. Fu un vero e proprio scontro aperto tra l’imperatore ed il pontefice battuto a colpi di scomunica, affronti e rivolte, fino al celebre perdono di Canossa, ottenuto con grande umiliazione dall’Imperatore nei confronti del Papa, ma soltanto grazie alla mediazione dell’abate di Cluny e della nobildonna Matilde.
L’umiliazione di Canossa
In questo frangente Enrico IV, per ottenere la revoca della scomunica comminatagli dal papa, fu costretto ad attendere inginocchiato per tre giorni e tre notti innanzi al portale d’ingresso del castello di Matilde, mentre imperversava una bufera di neve.
Impatto storico
Quello di Canossa fu un durissimo colpo per l’impero che non riuscì più a risollevarsi, permettendo la guida dell’occidente al papato e rafforzando Gregorio VII.
Curiosità
Da quel fatto storico nacque la locuzione “andare a Canossa” in riferimento a chi si umilia o ammette di aver sbagliato.
Le ostilità di Enrico IV continuarono
Dopo aver ottenuto il tanto agognato perdono, l’imperatore non depose le armi e tornò nuovamente in lotta contro il Papato, entrando trionfalmente a Roma nel 1084 e costringendo Gregorio a rinchiudersi presso Castel Sant’Angelo. A quel punto solo l’aiuto dell’astuto Roberto il Normanno, principe di Salerno, poteva risollevare le sorti di Ildebrando, che decise così di convocarlo in soccorso all’avanzata germanica.
Il Sacco di Roma
Roberto il Guiscardo, con un seguito di 7.000 cavalieri e 30.000 fanti (per lo più mussulmani…), entrò trionfalmente a Roma allontanando le truppe dell’Imperatore, ma lasciando in eredità alla città eterna una scia tremenda di saccheggi, devastazioni e razzie, passate alla storia come il Sacco di Roma.
Il rapporto già fragile tra il Papa ed i romani comportò la cacciata definitiva di Gregorio, che fu costretto all’esilio da Roma presso Salerno, ove fu scortato dalla protezione di Roberto.
Gli ultimi anni a Salerno
Gregorio VII trascorse presso la città della scuola medica gli ultimi anni della sua vita, fino a quando, poco dopo la consacrazione della Cattedrale intitolata a San Matteo, morì pronunciando le fatidiche parole già citate inizialmente.
Fu sepolto in abiti pontificali in un sarcofago ancora conservato nella sontuosa Cappella dei Crociati del Duomo di Salerno.
Articolo
Papa Gregorio VII, innovatore e riformatore morto a Salerno a cura della guida regionale Loredana Caserta
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