- On 16/10/2019
- In Spettacoli al Dipark
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Un Pallone finito ad Auschwitz

Era arrivato in treno nel nostro paese con una valigia piena di sogni e realizzò quello più grande: fare l’allenatore. È stato il mister più giovane ad aver vinto uno scudetto con l’Inter e due con il Bologna che tutto il mondo tremare fa. Attento ai problemi privati dei giocatori, ne discuteva guardandoli negli occhi a casa sua. Aveva due figli, una splendida moglie e cortesia da vendere. Vestiva bene, era sempre elegante e curava altrettanto le partite. Gli vollero cambiare il nome, non andavano di moda allora quelli stranieri. In treno dovette andar via dall’Italia, o meglio scappare, fuggire, nascondersi in Francia e in Olanda, poi… poi ancora un treno lo portò in un campo di lavoro dove si parlava il tedesco, dove si inneggiava a Hitler e dove si diventava fumo.
Ecco la storia di un grande personaggio che non si può e non si deve dimenticare. Chi vince in Italia con il pallone non si dimentica mai, invece di Arpad Weisz, l’allenatore del Bologna calcio, s’ignora che morì ad Auschwitz.
Che anche questa storia non diventi fumo!
Una narrazione che è pallone, che doveva essere calcio; calcio giocato, sport, vittoria e sudore. Il pubblico di fronte, seduto come sugli scalini di una tribuna, che tifa, urla per le vittorie e s’indigna, poi, per la sconfitta; l’ultima ad Auschwitz.
Uno spettacolo che ricorda, con potente semplicità, l’immane ed inspiegabile tragedia della Shoah. Per difendere la nostra democrazia e la nostra Costituzione anche molti giovani in passato si sono battuti con la vita per la tutela di valori civili e umani fondamentali.
CONSIGLIATO: 12 ANNI in su
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