
- On 04/04/2021
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San Pietro a Corte a Salerno l’unica “reggia longobarda d’Italia”
La costruzione di “San Pietro a Corte”, unica reggia longobarda esistente in Italia, si deve ad Arechi II, il Principe che, con accorto ingegno politico, nonostante la disfatta inflitta nel giugno del 774 da Carlo Magno ai Longobardi del regno di Desiderio, assicurò al suo popolo, per altri tre secoli, le condizioni di quasi incontrastato dominio dell’Italia meridionale.
Arechi II
Paolo Diacono, l’alto dignitario della corte arechiana, e il successivo artefice del Cronicon Salernitanum (sec. X), fra gli altri, tramandano lo splendore delle architetture ordinate dal principe che a Benevento aveva fatto ampliare le mura e costruire la Chiesa di Santa Sofia.
La rifondazione arechiana di Salerno scaturì da diverse esigenze politiche e strategiche, fra le quali non ultima quella di fornirsi di una seconda città ben fortificata nella regione oltre a Benevento, ancora capitale del vasto ducato meridionale.
La sua attività politica fu volta all’indipendenza del suo potentato: prestò formale obbedienza a Carlo Magno senza accettare legami vassallatici, non cercò il conflitto aperto con il Papato, manifestò un atteggiamento amichevole verso i Bizantini e divenne protettore di uomini di cultura
Scelta del luogo
A Salerno Arechi organizzò le mura di difesa ed il castello sulla collina Bonadies e, per sé ed il suo governo costruì un palazzo a cavallo delle mura, verso il mare, e vi pose la sua cappella privata.
La reggia venne fondata su un frigidarium d’età medio-imperiale
Il frigidarium, di fine I inizio II secolo, faceva parte di una struttura termale di vaste dimensioni, che venne abbandonata probabilmente a causa di un’alluvione, nel IV secolo. Le terme vennero riutilizzate nel V secolo da una confraternita di cristiani che le adibirono a chiesa e cimitero. I resti delle Tombe (databili fino al VII secolo) fanno pensare ad una popolazione mista, testimoniata dall’analisi dei vari nomi che compaiono sulle epigrafi (es. origini gote e bizantine).
Inizio dei lavori
Nell’VIII secolo, con i longobardi, il piano stradale s’era alzato e quindi gli ingegneri di Arechi furono costretti ad elevare dei pilastri ed un muro che potessero reggere il peso del pavimento del nuovo palazzo. Ciò fece sì che la fase paleocristiana rimanesse intatta.
I primi studi hanno fatto pensare che la struttura fosse la cappella di Palazzo. Oggi, invece, si ritiene che fosse la sala del trono a causa della presenza di alcuni elementi come il Titulus, che cantava le lodi di Arechi, e la presenza di un pulpito da cui probabilmente s’affacciava il Princeps per parlare al popolo.
La loggia purtroppo non esiste più poiché nel ‘500 venne demolita per costruire un’imponente scalinata.
Il caratteristico campanile
Originariamente il palazzo arechiano doveva essere caratterizzato da una pavimentazione in opus sectile, da due titulus e da pareti decorate con splendidi marmi.
Una caratteristica peculiare di San Pietro è il suo campanile “rimpicciolito” nella parte terminale del tetto, durante la sua costruzione nell’anno 1000, per via di uno sprofondamento del terreno sottostante. Il campanile si trova di fronte al Palazzo Fruscione, vicino all’antico Forum romano; a due piani più il basamento, chiuso da una copertura appuntita, è costruito con pietrame misto, piuttosto rozzo. Ulteriori studi hanno appurato che esso non è l’originale del X secolo (rovinato quasi sicuramente da un terremoto), ma un rifacimento di poco posteriore.
Varie epoche
La struttura venne ripresa per uso religioso in epoca normanna e ciò ci viene testimoniato dai meravigliosi resti di pitture murarie del XII-XIII secolo che evidenziano influenze bizantineggianti.
Le pitture più antiche, del XII secolo, raffigurano la Madonna col bambino e Santa Caterina d’Alessandria, mentre le pitture del XIII secolo raffigurano la Madonna Eleusa con teoria di Santi.
L’edificio, secondo documenti del secolo XV, era il luogo dove si svolgeva la cerimonia della consegna delle lauree in medicina della Scuola Medica Salernitana.
La Soprintendenza di Avellino e Benevento ha iniziato negli anni 70 del secolo scorso un’attività di scavi e ricerca, lavori ripresi negli anni ’80 dal Dipartimento di Latinità e Medioevo dell’Università di Salerno.
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