Il Museo Archeologico di Stabia: nuove visite speciali

.Andiamo alla scoperta del Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”, da poco riaperto al pubblico.

Il museo, insieme all’area circostante, è di competenza del Parco Archeologico di Pompei e si colloca, con annesso giardino storico, presso la Reggia di Quisisana, un palazzo reale di età borbonica che si trova appunto a Castellammare di Stabia, una città che dista solo pochi chilometri da Pompei e a cui è storicamente vicina anche dal punto di vista culturale.

Il nuovo concept del museo è fortemente orientato a mettere in risalto le connessioni che l’antica Stabiae seppe creare con le risorse del suo ager circostante, corrispondente oggi ai comuni di S. Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Gragnano, Casola, Pimonte.

Un ricco e variegato territorio che, in epoca romana, fu connotato dall’impianto di interessanti complessi residenziali e produttivi nel rispetto della vocazione di ciascun fondo agricolo.

Contesti poco conosciuti dalla comunità che il museo intende valorizzare e raccontare nella sua specificità.

Un’ampia sezione è dedicata ai ritrovamenti provenienti da questi complessi, dotati di apparati di importante impegno architettonico e decorativo, dalle stanze di soggiorno, ai triclini e ai cubicula (stanze da letto) fino ad arrivare ai raffinati complessi termali.

Il Museo Archeologico di Stabia: nuove visite speciali

Il Progetto

Il progetto scientifico è stato curato dal Direttore Generale Gabriel Zuchtriegel e da Maria Rispoli, Direttrice del Museo Archeologico di Stabia Libero D’Orsi. Hanno contribuito alla realizzazione dei contenuti studiosi del territorio, allievi della SSM – Scuola Superiore Meridionale e ricercatori dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.

La nuova sezione è completamente dedicata al paesaggio visto come determinante per la costruzione del rapporto tra natura e ambiente costruito. Gli allestimenti evocano le grandi sale affacciate sul Vesuvio e sul golfo stabiano che rappresentano ancora oggi quinte sceniche proiettate sul mare.

Nel museo il paesaggio che era godibile in età pre 79 d.C. è stato riscostruito fedelmente sul fondo della sala, spogliandolo di tutte le costruzioni contemporanee, e riproponendolo in una proiezione dinamica che cambia nell’arco delle 24 ore della giornata.

La proiezione diventa la quinta prospettica agli arredi rinvenuti nei peristili e nei giardini delle ville di Varano. Su di essi si affacciavano gli ambienti dedicati al soggiorno e al riposo diurno, all’otium e alla lettura, alla convivialità e all’ospitalità.

Essi mantenevano perennemente lo sguardo proiettato sul panorama.

Ischia e Capo Miseno, Capri e la penisola sorrentina, ma anche le alte e verdi montagne di cui Simmaco elogia la qualità e la salubrità del latte prodotto dagli armenti che qui pascolavano.

Alle pareti le numerose figure di offerenti, i ritratti dei proprietari di casa, le figure femminili e maschili colte in atteggiamento pensieroso e languido. I volti sono visti nella loro intimità, assorti e pensanti, profondamente in simbiosi con il contesto.

Campeggiano sulle pareti delle sale le parole di Cicerone, che scrive una lettera all’amico Marco Mario: «Non ho dubbi in proposito: hai tratto un’apertura nella tua camera da letto e ti sei spalancato un panorama sul golfo di Stabia […]».

Il ritrovamento del carro interamente conservato con i suoi cavalli, lungo le rampe di Villa Arianna, è testimonianza di una viabilità interna tra il pianoro di Varano e il mare, ma è anche segno di una strage, quella dell’eruzione pliniana, che ha distrutto e sepolto l’antica città.

Ma a differenza di Pompei ed Ercolano, Stabiae rinasce.

Scomparsa Pompei, Stabiae rappresentava l’unico sbocco per Nocera. Le sue vie, quella per terra e per mare, l’hanno salvata dall’oblio.

La rinascita è raccontata mediante un’installazione multimediale interattiva e dai reperti ricevuti in prestito dal Museo Diocesano sorrentino stabiese, che conserva ed espone i reperti rinvenuti sotto il Duomo di Castellammare di Stabia, che risalgono al II e al III d.C.

Il Museo Archeologico di Stabia: nuove visite speciali

Diventa visibile un patrimonio solitamente nascosto

I depositi sono stati ideati e progettati non solo come luoghi deputati alla conservazione di un patrimonio archeologico sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma anche come spazi dedicati alla conoscenza e alla condivisione.

Tutti gli ambienti sono stati progettati per essere fruibili al pubblico, suddivisi in spazi perennemente accessibili e per aperture occasionali: l’obiettivo è di accompagnare il visitatore in un inedito “dietro le quinte”, nel cuore pulsante di un lungo processo conoscitivo e scientifico che va dallo scavo del reperto fino alla sua musealizzazione.

Al via dal 18 Aprile il programma di visite speciali ai depositi del Museo Archeologico di Stabia, inaugurato di recente nel suo rinnovato allestimento.

I visitatori saranno calati fisicamente nei sotterranei dove sono ubicati questi spazi generalmente riservati ad archeologi, restauratori, conservatori, operai e studiosi.
Nei depositi sono assenti apparati didascalici, pannelli ed ogni altro supporto utile a comunicare.

Il visitatore potrà dunque comprendere la funzione di cartellini con numeri di inventario, codici identificativi per rintracciare i materiali.

Troverà pareti allestite per individuare classi, tipologie per determinate categorie di materiali, touch screen per consultare il catalogo delle schede dei reperti. In tal modo il deposito è trasformato in un luogo di sperimentazione e in laboratorio in cui si costruiscono contenuti e si elaborano dati.

Visitare il Museo Archeologico di Stabia significa non soltanto comprendere la vita e la cultura del passato, ma anche proiettarsi verso il futuro. Vi aspettiamo per compiere un viaggio straordinario tra manufatti appena sottoposti ad un’attenta campagna di restauro.

       

Divérteducando Viaggi propone, per le scuole di ogni ordine e grado, tour di un giorno  alla scoperta dell’area archeologica di Stabiae con una bellissima visita guidata della vicina città di Sorrento.